Che cosa è il neoliberismo? Se lo chiedono in molti in questo periodo di grande disagio sociale, economico, politico, sanitario e culturale.
Forse non tutti ricordano che l’Italia qualche decennio fa era la quarta potenza economica a livello mondiale. Da quel momento nasce una storia, lunga circa 30 anni, che ha portato il nostro paese nel tunnel oscuro del neoliberismo e nel corso di questo lungo periodo non ci siamo resi conto di cosa stava accedendo intorno a noi.
Alcuni hanno visto il boom economico degli anni ’60, le politiche degli anni ’70, alcuni hanno vissuto con orgoglio gli anni ’80 quando l’economia del paese era florida e tutto il mondo se ne accorgeva.
Proprio in quegli anni di spensieratezza si perfezionava il sogno europeo, la CEE come grande comunità dei popoli europei, lo SME come sistema monetario europeo, il MEC come sistema di libero mercato.
Tutto lasciava presagire alla creazione di una grande comunità europea fatta di solidarietà, fratellanza, libera circolazione di beni e libera circolazione di persone, con una moneta unica, un progetto che avrebbe portato alla realizzazione del sogno europeo e ad un diffuso benessere.
Oggi forse ci siamo resi conto che dietro il progetto di comunità europea si nascondevano le più oscure politiche neoliberiste, politiche che avrebbero portato i popoli alla povertà e alla sottomissione economica e avrebbero portato gli Stati, con l’aiuto di aderenti politici, a cedere pezzi della loro sovranità in nome della globalizzazione dei “mercati”.
5 cose sul neoliberismo
Il neoliberismo: la religione del libero mercato
Per dare un senso al termine “neoliberismo” che da alcuni decenni invade le nostre vite, pur rimanendo nascosto alla nostra comprensione, è bene fare un po’ di ripasso storico al fine di collocarlo nell’attuale presente.
Il liberismo è la dottrina del libero mercato. Tale dottrina invoca un sistema economico basato sulla libertà degli scambi commerciali e secondo questa ideologia che sembra offrire gli stessi vantaggi economici a tutti i cittadini l’ intervento dello Stato si riduce a garantire, per mezzo delle norme, il libero scambio commerciale in un contesto di concorrenza.
Qualche decennio fa in Italia il commercio era regolato da norme che non permettevano di aprire un’attività commerciale in prossimità di un’altra che vendeva gli stessi prodotti, pertanto le attività commerciali erano obbligate a seguire determinate regole.
Un po’ alla volta abbiamo preso atto che le norme italiane, in un certo senso protezioniste, cominciavano a cambiare a favore di una politica di libero scambio commerciale aperto all’ internazionalizzazione. Quindi abbiamo visto arrivare in Italia le grandi imprese commerciali straniere.
In molti abbiamo applaudito a questa internazionalizzazione del commercio e abbiamo accolto con grande interesse i grandi centri commerciali intitolati ad aziende straniere.
Abbiamo applaudito a questa ventata multinazionale, ignari di ciò che ci avrebbe riservato il futuro e soprattutto ignari di ciò che questa nuova politica avrebbe comportato per la nostra economia.
Andiamo per ordine e torniamo un attimo indietro al “pensiero liberista” figlio della dottrina politica liberale (liberismo) che si afferma nel XVII secolo in paesi come l’Inghilterra e l’Olanda.
Perché e con quale scopo si afferma? La borghesia di quegli stati vuole perseguire i suoi interessi e vuole svincolarsi dalle ingerenze dello Stato. I liberisti vogliono il libero scambio delle merci e sostengono che il mercato economico (domanda e offerta) debba basarsi sulla concorrenza. In questo contesto storico secondo il liberismo il singolo pur agendo nel proprio interesse contribuisce ad aumentare la ricchezza di tutti.
Decorso il tempo in cui tale dottrina politica sembrava abbracciare l’interesse di tutti oggi il liberismo si è evoluto in neoliberismo, una dottrina ibrida che ci pone davanti un presente tutt’altro che roseo e la sventolata bandiera dei vantaggi collettivi e del benessere per tutti è rimasta solo un sogno. Un sogno che si è tramutato in un grande incubo che domina il presente.
Il neoliberismo: la dottrina degli psicopatici
L’idea centrale del neoliberismo è la competizione a livello economico, un concetto che intende rifarsi all’antica dottrina liberista ma in realtà la stravolge non poco.
Oggi l’ideologia neoliberista non ha nulla a che vedere con il concetto di “benessere collettivo” insito nell’antica dottrina economica del liberismo.
Secondo la nuova ideologia “neoliberista” pochi eletti impongono la loro egemonia economica a livello globale.
Sfrenata globalizzazione dunque, ma i pochi adepti di questa ideologia hanno interesse a globalizzare anche gli altri campi dell’esistenza umana: politica, cultura, istruzione, sociètà, tecnologia, sanità.
“Il neoliberismo governa non solo l’economia ma anche le passioni – nel consumo, nel tempo libero, nel culto del narcisismo, persino nella vita politica”(Passioni e Politica -Paul Ginsborg e Sergio Labate).
Il vero neoliberista non deve fare altro che massimizzare la propria ricchezza o il proprio potere a danno degli altri.
Il politologo George Monbiot saggista per il giornale inglese The Guardian e autore del testo “How did we get into this mess? ” ci lascia il suo pensiero:
“l’idea centrale del neoliberismo è che ci sia una forma di relazione naturale all’interno della società umana, la competizione, e che ciascuno di noi non faccia altro che cercare di massimizzare la propria ricchezza e il proprio potere a spese degli altri. Per i neoliberisti l’uomo è, cioè, “homoeconomicus”. E’ un’ottima descrizione, ma del modo di ragionare degli psicopatici, l’1/% dell’umanità. E’ invece una pessima descrizione del rimanente 99/%. Semplicemente non ci comportiamo a quel modo.” George Monbiot dall’intervista di Fabio Chiusi per l’Espresso 2016.
Il neoliberismo: la bandiera dell’ UE ?
Tutti ci ricordiamo la crisi economica del 2007. I telegiornali della Rai enunciavano una crescita economica del paese sempre più ridotta.
Povera Italia! Ma come mai la quarta potenza economica a livello mondiale è arrivata così in basso? Ecco quella crisi, secondo alcuni studiosi, è con molta probabilità la conseguenza della religione dei mercati.
Quella crisi che tutte le imprese hanno vissuto sulla loro pelle è da attribuire alla nuova teologia economica del neoliberismo?
Sin dagli anni ’80 alcuni paesi tra cui l’Italia hanno avviato politiche basate sulla concorrenza e si sono aperte ai mercati stranieri. In Italia cominciarono ad entrare le banche straniere e le imprese commerciali estere cominciarono ad essere sempre più presenti sul territorio nazionale.
In nome dell’ apertura globale sventolata dall’ Unione Europea abbiamo accolto queste multinazionali col tappeto rosso.
Abbiamo inseguito il sogno europeo dell’UE con le sue politiche di libero mercato, libera circolazione di merci e libero scambio, libera circolazione di cittadini, moneta unica. In una parola “globalizzazione”in nome dei mercati.
Il fine ultimo così come ci hanno fatto credere sarebbe stato un diffuso benessere per tutti.
Dietro queste politiche di fratellanza globale si è celata e insediata molto probabilmente l’ideologia distorta del neoliberismo, l’abbiamo anche sentito denominare “pensiero unico”.
Gli aderenti al nuovo pensiero neoliberista e alle sue politiche oscure, secondo alcuni acclamate dall’Ue, si nascondono dietro l’antico pensiero liberista.
Il concetto di ieri ossia più concorrenza e più vantaggi per tutti oggi nelle mani dei neoliberisti si è trasformato in più vantaggi e più ricchezza “ai mercati” e meno vantaggi e meno ricchezza ai cittadini a livello globale.
Non possiamo negare che il termine “mercati” sia molto familiare oggigiorno, lo sentiamo nominare quasi quotidianamente durante i notiziari del mainstream nazionale ma corre di bocca in bocca anche nel mainstream internazionale.
Sedicenti giornalisti e giornaliste ci ammaliano con i loro giri di parole a base di “mercati e spread” .
Ma chi sono questi mercati?
Dietro questo termine oscuro “mercati” si celano multinazionali, uomini d’affari, finanzieri, banchieri, politici e governanti che usano il loro potere per agire esclusivamente nel loro interesse secondo la logica più genuina del neoliberismo o meglio dell’ideologia innominata.
«Il “mercato” ci viene presentato come se fosse una qualche situazione neutra e naturale, che non favorisce alcun soggetto in particolare, che ci influenza come la forza di gravità o la pressione atmosferica. Quando ci viene detto “il mercato vuole questo” o “il mercato determina quello”, ciò di cui stiamo in realtà parlando è della serie di soggetti dotati di grande potere che operano all’interno di quei mercati – aziende e miliardari soprattutto. Il modo in cui la parola “mercato” viene usata, però, li rende invisibili». George Monbiot, accademico e attivista politico inglese intervistato da Fabio Chiusi per il giornale l’Espresso il 6-7-2016.
Ed ecco che dietro la maschera dei mercati ci sono nomi e cognomi eccellenti della politica, della finanza, dell’economia, tutti a braccetto per il bene comune delle loro tasche e dei loro interessi personali.
Sono come maschere pirandelliane, capaci di trasformarsi in base al mercato di riferimento. Queste maschere che si celano dietro “ i mercati” ci usano, ci coccolano con tanti beni da loro stessi prodotti, ci instillano nella mente desideri inafferrabili, seguendo le più sofisticate tecniche di marketing, ci spingono ad aderire al loro “life style” e ci propongono un modello di vita che alza i nostri desideri e le nostre necessità.
Uno stile di vita ben studiato, veicolato da una pubblicità vellutata, che ci spinge costantemente ad acquistare merci. I “mercati” usano i più potenti messaggi subliminali per installarci nella mente ciò che vogliono ma soprattutto per spingerci dentro le loro multinazionali.
I “mercati” non hanno nessuno scrupolo a farci indebitare. E’ forse questo il loro obiettivo dato che ci prestano i soldi tramite le loro banche?
Con lo stesso obiettivo essi ci spingono a spendere i nostri risparmi, forse ci vogliono più poveri, ci vogliono spingere dentro le loro banche, si intende banche speculative che loro stessi possiedono, al fine di trasformarci in soggetti che vivono costantemente sul debito.
Secondo alcuni uno degli obiettivi perseguiti dalle politiche neoliberiste è l’assorbimento dei nostri risparmi, di fatto veniamo spinti ad indebitarci per vivere al di sopra delle nostre possibilità, secondo uno stile di vita improntato al massimo godimento “costi quel che costi”.
Con lo stesso obiettivo speculativo ci vogliono anche convincere ad abbandonare il contante perché è più comodo usare la moneta elettronica o perché secondo loro di questi tempi veicola i virus.
Chissà cosa avrebbero pensato i cittadini dell’ antico Impero Romano di questa trovata dei virus sul denaro contante o del “cash” come lo chiamano loro.
Il neoliberismo nella politica
Ancora una volta è bene ribadire che i “ mercati” vogliono regolare non solo il sistema economico globale ma in nome della loro dottrina neoliberista puntano a dominare tutti i settori della vita sociale.
L’ideologia neoliberista ha avuto molto successo negli ultimi decenni infiltrandosi in tutti i settori della vita sociale. Ma come è possibile se favorisce solo i ricchi, ossia l’1% della popolazione mondiale a spese di gran parte dell’umanità e soprattutto dei più poveri?
Il politologo inglese George Monbiot parla di un “apparato di giustificazione” fatto di pubblicità, giornali e telegiornali e scelte politiche costruite con lo scopo di ingannare i popoli e far credere che il neoliberismo sia un sistema che va a beneficio di tutti.
Calza a pennello la riflessione di alcuni studiosi:“La politica sembra essere diventata un luogo dove si incontrano persone che fanno della propria autorealizzazione il fine ultimo del loro impegno, sacrificando ogni costruzione paziente di passioni comuni, facendo coincidere il bene comune con le loro stesse carriere , giustificando così ogni tipo di comportamento compreso il seguire servilmente il leader; le scimmie machiavelliche tutte intorno al servizio del loro Principe. (Paul Ginsborg , Sergio Labate).
Non è difficile realizzare, ahimé con tristezza, che alcuni politici si comportano come scimmie machiavelliche e sono servitori del loro Principe. Allo stesso modo sembra avere il ruolo di scimmia machiavellica l’Unione Europea asservita al suo Principe. Ma forse l’Unione Europea è essa stessa il principe che incarna la teologia del neoliberismo e come nelle favole si trasforma in orco cattivo e mangia i suoi sudditi dopo averli attirati nel suo castello.
E se il neoliberismo sventola la bandiera delle libertà: libertà di circolazione di beni, di capitali, di persone è legittimo chiedersi quale sia il fine. Gli adepti di questa dottrina sostengono che il fine sia il benessere collettivo.
Ma siamo sicuri che questa ideologia oscura che forma il pensiero dell’1% della popolazione mondiale voglia veramente il benessere e la libertà per il restante 99% dell’umanità?
«Ogni volta che qualcuno si dichiara in favore della libertà dovremmo chiedere: libertà per chi, e a spese di chi? Perché di norma le libertà di cui gode un gruppo di individui nuocciono a un altro. Per esempio il neoliberismo sostiene che il mercato dovrebbe essere libero dagli interventi distorsivi dei sindacati, che impediscono il realizzarsi di un sistema naturale di vincenti e perdenti. Quel che significa, in realtà, è che i datori di lavoro sono liberi di imporre lo sfruttamento dei loro lavoratori: i salari sono guidati al ribasso, e le condizioni di lavoro si deteriorano. Sostengono che dovrebbero essere liberi da regolamentazioni, il che si traduce nella libertà di inquinare fiumi, costruire strumenti finanziari che causeranno la prossima crisi ed esporre i cittadini a prassi pericolose. Dicono che dovrebbero infine essere liberi dalla tassazione, e quel che significa è essere liberi dalla ridistribuzione della ricchezza che potrebbe portare i poveri al di fuori della povertà e fornire opportunità di mobilità sociale. Le libertà che stanno al cuore dell’ideologia neoliberista sono insomma libertà molto particolari, che liberano alcuni per rendere meno liberi altri».George Monbiot intervistato da Fabio Chiusi per l’Espresso 2016.
Conclusione
Al di là di ciò che l’ideologia del Neoliberismo voglia far credere nascondendosi dietro” l’apparato di giustificazione” che i media gli concedono abbiamo ormai capito che il suo oscuro progetto di manovra, non solo nella politica e nell’economia ma anche nei settori più disparati dalla società, è contro la vita stessa.
I termini “mercati” o “mercato” utilizzati così ripetutamente dai nostri canali di informazione nazionale, tanto da essere diventati termini ormai familiari, sono la maschera delle multinazionali straniere o meglio di banchieri e miliardari ben noti che hanno creato a tavolino il folle progetto del neoliberismo, quasi un gioco del Monopoli per collezionare banche speculative.
Il modello ideologico del Neoliberismo che ci ha trascinato in una disastrosa crisi economica e politica, con la compiacenza delle scimmie machiavelliche asservite al loro Principe, va contro la natura umana.
«Ci sono stati studi psicologici molto interessanti che mostrano che addirittura dall’emergere della coscienza ci comportiamo in modo disinteressato ed empatico; i bambini di 14 mesi, per esempio, aiutano altri bambini, con cui non hanno nessun legame, ad afferrare oggetti che non sono in grado di raggiungere. Man mano che crescono, ciò che si può osservare è poi lo sviluppo di una moralità altruistica. La premessa fondamentale del neoliberismo è strutturalmente errata a causa della sua errata concezione della natura umana. Però reca un grosso beneficio a chiunque sia pronto a sfruttare senza alcun freno il resto dell’umanità».George Monbiot intervistato da Fabio Chiusi per l’Espresso 2016.
Cetty Tripoli / 2020 europeforyou.net
Bibliografia:
-“Il neoliberismo? Un sistema da psicopatici” George Monbiot intervistato da Fabio Chiusi per L’Espresso 6-7-2016
-“How did you get into this mess? “George Monbiot per The Guardian
-Il neoliberismo è l’ideologia del nostro tempo: un sistema di egemonia culturale che ha conquistato il mondo./ www.pensierocritico.eu
-Keynes o neoliberismo? Ne va del nostro benessere. Prof. Mauro Scardovelli /youtube
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